La storia dell'arte
pittore bolognese Amico Aspertini (fig. 4), dove la canonica capanna di legno si appoggia agli archi e alle colonne dirute di un antico tempio? E perché in
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Costantino nei pressi del Colosseo, per celebrare la propria vittoria sul rivale Massenzio, ottenuta nel 312 d.C. alle porte di Roma, nei pressi di Ponte
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gloria avrebbe cancellato perfino il ricordo del suo pur immenso potere. L’arco trionfale in rovina alle spalle della Natività di Cristo riassume
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rivolta anche alle radici di ogni singola pianta), ma al tempo stesso con una forbita squisitezza stilistica.
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fisicità che Masaccio conferisce sempre alle sue figure. La Vergine siede su un cuscino, ma questa sua posa manca di una sua fisica concretezza: è
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tridimensionale. Lo spazio alle spalle dei personaggi è indefinito, ed essi stessi, invece di piantare saldamente i piedi sul terreno, sembrano quasi danzarvi sulle
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assegnata a Masolino, ma il pittore è andato ben oltre una generica intonazione dolorosa e commovente, conferendo alle pose, ai gesti e alle fisionomie dei
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convergono tutte le linee di fuga della composizione, alludono, probabilmente, alle virtù di un papa e di un casato che portavano impresso nel proprio nome e
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manualità, le arti visive erano pertanto confinate tra le Arti meccaniche, in una posizione subalterna, che le assimilava alle attività artigianali
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-55, Roma, Palazzo Spada. alle pareti di un grande ambiente è la cosiddetta Sala delle prospettive (o delle Colonne) che Baldassarre Peruzzi affrescò
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riconoscere uno stato non dissimile da quello degli adepti alle Arti liberali, attraverso la costituzione di una propria accademia, l’Accademia delle Arti
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, visto da una particolare angolazione di Piazza della Signoria. Le tavolette, se mai davvero sono esistite, non ci sono pervenute, ma grazie alle
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, Musée des Beaux-Arts. fisiognomica dei personaggi. Come osserva Vasari, ognuno degli apostoli mostra una diversa reazione rispetto alle parole con
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virtuosismi e alle stravaganze ottiche:
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Paulo dunque andò [...] dietro sempre alle cose dell’arte più difficili, tanto che ridusse a perfezzione il modo di tirare le prospettive dalle
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forma di facciata di palazzo fungeva da sfondo alle azioni dei protagonisti. Nel Teatro Olimpico, invece, la scenae frons non è più una facciata di
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Gli intermezzi avevano quasi sempre una funzione allegorica a sfondo encomiastico, con allusioni alle virtù e ai meriti del principe nella cui reggia
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pervenute, oltre alle descrizioni, anche molti disegni di costumi, fantasiosi ed eccentrici, ma soprattutto gli schemi geometrici delle mutevoli posizioni
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che si svolge alle loro spalle.
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affrescata, due registri stilistici profondamente diversi, applicandone uno che potremmo definire «ufficiale» alle figurazioni principali della volta, e
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, compiendo con essa quello che è ritenuto da sempre il suo massimo capolavoro. Oltre alle sei rimanenti vele della volta, infatti, egli dipinse sulle
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Ma torniamo alle vele affrescate sotto la direzione di Beato Angelico, perché è questa limitata area della volta a proporci i quesiti più
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Durante il processo, di fronte alle perplessità suscitate dalla sproporzione tra il prezzo che egli aveva preteso per il Notturno e la rapidità con
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che merita di essere sottolineata. Entrambe sono marginali rispetto alle corrispondenti scene figurate, di cui costituiscono la ricca intelaiatura
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a coprire le tempie e le orecchie alle sopracciglia arcuate, alle guance paffute e alla bocca piccola dalle labbra ben disegnate mostra l
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in questo caso, l’autore, a mio giudizio, è Benozzo Gozzoli. L; differenza qualitativa, incontestabile, rispetto alle altre sue teste «di repertorio
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, con figure ed elementi di repertorio, o che reagisca alle sollecitazioni dirette provenienti dalla presenza fisica di un modello in posa.
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unità spaziali, distinte ma ravvicinate è diffuso fin dall’antichità: basti pensare alle raffigurazioni che si sviluppano sulla superficie curva di certi
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modo che la sua apparizione risulti ogni volta proporzionalmente rimpicciolita o ingrandita rispetto alle altre. Tale rappresentazione
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, alle spalle dei commensali, con un’ampia loggia tripartita. Ciascuna apertura della loggia inquadra un diverso episodio della vita di Gesù: da
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, elogiandolo incondizionatamente, e risponde alle obiezioni circa il mancato rispetto dell’unità di tempo, luogo ed azione, asserendo che la pittura non è
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Ma veniamo a David. Il Leonida alle Termopili (tav. 16b) è una grande tela la cui esecuzione, lenta e meditata, impegnò David per quasi quindici anni
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Quale miglior dimostrazione della orgogliosa irriducibilità del lavoro artistico ai tempi misurabili (e alle modeste pretese economiche) del lavoro
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bozzetto su un tema prescritto dal maestro. Un certo anno il tema fu proprio quello cui David stesso stava lavorando in proprio: Leonida alle
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venire alle mani; il mio sarà calmo, penserà con dolce gioia alla morte gloriosa che attende lui e i suoi compagni [...]. Voglio provare a mettere da
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pluralità di modelli e di maestri, scegliendo ciò che di meglio ciascuno di essi può offrirgli? E poi: è giusto ispirarsi alle opere di altri artisti o
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alle sue personali qualità stilistiche e non per il valore intrinseco delle materie (ad esempio, l’oro, l’argento, il marmo, l’avorio, ecc.) da lui usate
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pittura di paesaggi e di nature morte, e così via, fino alle categorie più schiettamente artigianali, come i corniciai, i doratori, ecc. Già nel
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) ci mostra Fazio e la sua guida che si affacciano alle mura della città di Roma, che è rappresentata in modo approssimativo, ma con qualche velleità di
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strumentoprincipe del disegno. Si pensi, a solo titolo di esempio, ai suoi rilievi cartografici, alle sue osservazioni sul corso dell’Arno (fig. 28) e ai suoi
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’istoria corrisponde all’oratio, i corpi ai periodi, i membri alle frasi, le superficie, infine alle parole».
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Girodet, a sua volta, in quella Scène de déluge che fece talmente sensazione da esser preferita, nel 1810, alle Sabine del suo maestro David per l
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sulle volte dei grandi edifici pubblici francesi (fig. 44), dall’altro risaliva a suggestioni più arcaiche, conferendo alle impettite silhouettes
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E interessante notare come gran parte di queste categorie storico-critiche nascano a posteriori e siano spesso il frutto di una reazione ostile alle
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scritta in volgare e non in latino, ma non era inferiore in nulla alle celebrate commedie di Plauto e di Terenzio, tanto da poter «stare a paragone
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impronta che i modelli culturali delle corti europee conferiscono alle opere d’arte ascrivibili a questa tendenza, siano esse di destinazione profana o
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tecnica edilizia audacissima, che le permette di portare alle estreme e più ardite conseguenze la tradizione costruttiva romanica, fondata sull’uso
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rappresentazione dell’immagine di Dio, e quella che affonda nell'humus della civiltà classica greco-romana, la quale ha invece dato forma e figura alle proprie
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cosiddetto «stile perpendicolare», caratterizzato da una fitta ramificazione di costolonature filiformi, che si sviluppa dalle pareti alle volte
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«Gotico cortese», che non si riferisce alle sole opere effettivamente commissionate e circolanti all’interno delle corti, ma anche a tutte quelle che ne
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